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{"uniqueId":"grid_headingdcl_copy_copy_1678832235","mobileExpanded":true,"level":"5","text":"L'iniziativa sostenuta da Fondazione Vodafone Italia aiuta, grazie a psicologi e operatori in grado di parlare diverse lingue, le donne che hanno subito violenza di genere","isLeading":false,"isTrailing":false,"hasNoGutter":false,"isCenterAligned":false,"react_component_name":"headingDclComponent",":type":"webaem/components/content/commonComponents/headingDCL"}
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{"uniqueId":"grid_articledcl_copy","mobileExpanded":false,"html":"<p><span class=\"vfFontBodyRegular\">La parola \"Wasi\" in lingua quechua significa “casa”. Un luogo in cui sentirsi al sicuro, soprattutto se si viene pienamente compresi. Il <b>Progetto Wasi</b>, promosso a Milano dalla ASCS (Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo), è nato due anni fa con l'obiettivo di aiutare le donne migranti attraverso l'accoglienza, l'ascolto e l'assistenza psicologica in più lingue. E’ sostenuto da <b>Fondazione Vodafone Italia</b> attraverso il progetto TOGETHer di Per Milano Onlus e Fondazione di Comunita’ Milano e vede come partner Fondazione Caritas Ambrosiana, Farsi Prossimo ONLUS e Università degli studi di Pavia.</span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\">Dal portoghese all'ucraino, dal russo all’arabo, dallo spagnolo all'inglese, grazie alla formazione dell'Università di Pavia un team di psicologi in grado di parlare più idiomi svolge un ruolo fondamentale nell'aiuto alle donne migranti vittime di violenza, abbattendo quelle barriere linguistiche che spesso ostacolano la comunicazione.</span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\"><b>Anna Rita Calabrò</b>, professoressa di sociologia ed esperta di Sociologia delle migrazioni all'Università di Pavia, con il suo team è impegnata nello sviluppo del Progetto Wasi: a lei abbiamo chiesto di spiegarci meglio l'importanza di questa iniziativa.</span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\"><b>A chi si rivolge e come si sviluppa il Progetto Wasi?</b></span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\">\"Si tratta di un progetto complesso di contrasto alla violenza di genere nei confronti delle donne migranti. Siamo partiti dalle iniziative della Agenzia Scalabriniana, molto attiva a Milano, che ha avuto l'idea importante di formare delle psicologhe, in lingua, in modo da diventare riferimento per le donne immigrate che hanno avuto problemi di violenza e per offrire loro aiuto e consulenza efficace. Bisogna rendersi conto che le donne immigrate sono particolarmente vulnerabili e fragili. La violenza di genere purtroppo è democratica e non guarda a provenienza, ceto sociale o età, ma nel caso delle donne migranti può presentare una serie di ulteriori complessità. Pensiamo a chi è venuta in Italia magari per ricongiungimento familiare e subisce una violenza domestica: se denuncia il marito teme di perdere il permesso soggiorno, così come sono forti la paura di espulsione, di perdita dei figli, oppure di rimanere soli. Senza conoscere l'italiano, a volte non hai le informazioni necessarie per essere aiutata: ecco perché è importante l'idea di un sostegno nella propria lingua\".</span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\"><b>Qual è il percorso per ottenere sostegno?</b></span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\">\"Bisogna immaginarla come una grande rete che opera sul territorio milanese. Con Wasi promuoviamo varie iniziative e attività, avvicinandoci a comunità e parrocchie. Spesso è proprio in questi contesti dove le donne di varie etnie si rivolgono per la prima volta ed è lì che noi mettiamo a disposizione di queste persone delle psicologhe in grado di parlare la loro lingua. Grazie ai finanziamenti ottenuti, speriamo di continuare ad ampliare il numero di psicologi e aprire nuove opportunità per esempio presso strutture Caritas per donne con bambini\".</span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\"><b>Che competenze fornisce l'università?</b></span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\">\"Come Università di Pavia ci occupiamo di formazione all'interno dei consolati a Milano per formare il personale a riconoscere il problema della violenza, una formazione che avviene anche nelle scuole e appunto presso operatori sociali e psicologi di Wasi e Caritas, con competenze psicologiche, sociologiche e giuridiche. Inoltre, siamo impegnati a individuare delle leader di comunità, formate da noi, che siano in grado di fare da tramite tra donne vittime violenza e rete di aiuto sul territorio\".</span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\"><b>Può la tecnologia, ad esempio con app come Bright Sky promossa da Fondazione Vodafone, aiutare le donne che hanno subito violenze?</b></span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\">\"Certamente. Oggi anche fra donne immigrate c'è totale familiarità con mezzi informatici e social: la tecnologia fa parte della quotidianità e saperla usare per ottenere sostegno è fondamentale. Bright Sky, applicazione che è anche in più lingue, è ad esempio una ottima iniziativa\".</span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\"><b>Decisivo è comunicare il concetto che non si è sole.</b></span></p>\r\n<p><span class=\"vfFontBodyRegular\">\"Sì, bisogna insistere nel far conoscere alle donne le misure di aiuto, diffondere il più possibile le informazioni e la comunicazione anche su come comportarsi o entrare in una rete di sostegno. Gli ultimi dati Istat ci dicono che dal primo gennaio al 30 ottobre 2022 c'è stata una leggera flessione di omicidi e anche di richieste di aiuto: 91 femminicidi, di cui 79 avvenuti in ambito familiare, circa il 10% in meno rispetto all'anno precedente. Una flessione che però va ponderata con il lockdown che invece aveva aggravato la situazione. Resta comunque un numero altissimo ed è decisivo, in tutte le lingue, ribadire alle donne che subiscono violenze che non sono sole”.</span></p>\r\n","react_component_name":"articleDclComponent",":type":"webaem/components/content/commonComponents/articleDCL"}